Consiglio Pastorale Parrocchiale

Il rinnovo del CPP costituisce una fase importante per la vita della comunità; non possiamo permetterci di dare per scontato o peggio di improvvisare la scelta delle persone che, insieme con il parroco, dovranno «promuovere, sostenere, coordinare e verificare tutta l’attività pastorale della parrocchia, al fine di suscitare la partecipazione attiva delle varie componenti di essa nell’unica missione della Chiesa: evangelizzare, santificare e servire l’uomo nella carità» (Statuto, art. 2).

Ecco le tappe significative che vivremo nei prossimi mesi:

(saranno spiegate nei prossimi bollettini)

 

17 e 18 febbraio – PRIMA CONSULTAZIONE

24 e 25 febbraio – PRESENTAZIONE DEI CANDIDATI ALLA COMUNITÀ

10 e 11 marzo – VOTAZIONE

6 aprile – PRIMA CONVOCAZIONE DEL NUOVO CPP

22 aprile – PRESENTAZIONE ALLA COMUNITÀ DEL NUOVO CPP

 

Quali sono i criteri per scegliere i candidati?

Persone maggiorenni (>18anni), aperte al cammino di fede

e che abbiano a cuore lo stile evangelico

del servizio e la vita della comunità.

 

Si ricorda inoltre che NON saranno eleggibili coloro che hanno già svolto due mandati consecutivi. Appartengono di diritto al CPP oltre al parroco anche il presidente dell’AC e la religiosa.

(continua nel prossimo articolo)

Testi tratti dal sussidio diocesano:

Esercizi di fraternità. Il rinnovo degli Organismi di comunione 2018-2023

 

 

  1. Natura del Consiglio Pastorale Parrocchiale

«Il Consiglio Pastorale Parrocchiale promuove, sostiene, coordina e verifica tutta l’attività pastorale della parrocchia, al fine di suscitare la partecipazione attiva delle varie componenti di essa nell’unica missione della Chiesa: evangelizzare, santificare e servire l’uomo nella carità» (Statuto, art. 2).

Il CPP non è primariamente un organismo di formazione, né di spiritualità, né di studio, ma il luogo dove si tracciano e poi si coordinano e si verificano le linee guida di tutta la vita della comunità parrocchiale in comunione con le altre comunità del vicariato e della Diocesi.

La fisionomia di una comunità cristiana viva e corresponsabile si esprime concretamente nel CPP. Alla luce dell’ecclesiologia di comunione il CPP dà visibilità a una comunità che cammina insieme nella complementarietà delle diverse vocazioni e condizioni di vita.

 

  1. Finalità [consigliare] e metodo [discernimento comunitario]

Il CPP è il primo e principale luogo dove la comunità cristiana, per vivere e comunicare il Vangelo, attua il “discernimento comunitario”, perché la Chiesa «è inserita nel tempo che scorre dalla Pentecoste alla Parusia, e, attenta ai “segni dei tempi”, deve annunciare e offrire il Vangelo della salvezza agli uomini del proprio tempo» (Antonio Mattiazzo, Il Consiglio Pastorale, p. 23).

È fondamentale prendere consapevolezza di questi aspetti del CPP: sono le condizioni che determinano per la sua riuscita o il suo fallimento.

Occorre evitare il rischio di pensare e impostare il CPP con criteri esclusivamente sociologici. Esso va invece collocato sempre più nella prospettiva dell’ecclesiologia di comunione, curando la scelta delle persone, il metodo di lavoro, i passaggi procedurali e i contenuti/temi da affrontare.

Il CPP, attraverso il metodo del “discernimento comunitario”, svolge il suo compito di “consigliare” a nome della comunità chi la presiede, il parroco.

 

  1. Le competenze del Consiglio Pastorale Parrocchiale

Tra i compiti del CPP occorre innanzitutto rilevare:

  • all’inizio dell’anno pastorale l’elaborazione del programma della comunità parrocchiale o dell’Unità pastorale alla luce degli Orientamenti diocesanie in comunione con il vicariato. In alcune particolari circostanze è utile o addirittura necessario che il CPP convochi un’assemblea parrocchiale oppure tutti gli operatori pastorali o gli operatori di un particolare ambito.

 

  • Compete al CPP avere cura che, nella comunità cristiana, la comunicazione della fede sia assunta come compito proprio e prioritario in tutti gli ambiti/settori e da parte di tutti i soggetti di pastorale, ciascuno nel suo specifico, promuovendo uno stile di sinodalità in cui sia operativamente attuata la corresponsabilità ecclesiale. In questo senso le indicazioni che il CPP elabora diventano le linee di riferimento per gli operatori pastorali (per i gruppi di servizio e di formazione) ai quali spetta l’esercizio della ministerialità.

 

  • Il CPP è il punto di raccordo (comunione reale) tra tutte le realtà presenti in parrocchia: per affrontare problemi di fondo che superano la competenza e la possibilità di un singolo gruppo o di un singolo settore; per concordare il programma e il calendario delle attività. I vari gruppi (annuncio/catechesi, liturgia, carità, formazione, servizio), e tutte le altre realtà legate alla parrocchia sono invitate a sintonizzare il proprio programma e attività al cammino della comunità parrocchiale e alla programmazione coordinata dal CPP.

 

  • È importante che il CPP abbia anche il respiro del vicariato e della Diocesi: spetta a esso infatti tradurre localmente tutto quello che matura a livello vicariale e diocesano. Dall’altra parte, il CPP si farà anche interprete delle istanze locali presso il vicariato e la Diocesi. Si tratta di un’importante interazione “ecclesiale” e “pastorale”. Il CPP si deve particolarmente impegnare in un rapporto vivo con il vicariato, da intendere secondo il principio della sussidiarietà.

 

  • Con il mandato per il quinquennio 2018-2023 occorre considerare il rapporto necessario che intercorre tra Consiglio Pastorale Parrocchiale e Consiglio Parrocchiale per la Gestione Economica (CPGE), definito dalle Norme per la costituzione e l’attività del CPGE per il mandato quinquennale 2013-2018. In particolare spetta al Consiglio Pastorale Parrocchiale appena costituito indicare i membri del CPGE, secondo le suddette norme.

 

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