Il Papa: dove non c’è cura per gli anziani, non c’è futuro per i giovani
In un tweet Francesco ricorda l’odierna Giornata ONU di sensibilizzazione sugli abusi contro gli anziani, sottolineando l'importanza di un giusto rispetto per la loro dignità e la loro fragilità
"La pandemia del Covid-19 ha evidenziato che le nostre società non sono abbastanza organizzate per fare posto agli anziani, con giusto rispetto per la loro dignità e la loro fragilità. Dove non c’è cura per gli anziani, non c’è futuro per i giovani". Così stamani il Papa in un tweet nella Giornata Mondiale contro gli abusi sugli anziani. È sempre stata grande l’attenzione di Papa Francesco verso la terza età. Più di una volta il Pontefice ha sottolineato la ricchezza che portano i “nonni” nel mondo, contro una mentalità che vorrebbe considerarli solo un peso ed emarginarli dalla società. “Gli anziani – ha detto durante un’udienza organizzata dall’ANLA , l’Associazione Nazionale Lavoratori Anziani lo scorso dicembre - sono come alberi che continuano a portare frutto: pur sotto il peso degli anni, possono dare il loro contributo originale per una società ricca di valori e per l’affermazione della cultura della vita”.
Forte è sempre stato il suo invito ad un incontro tra generazioni diverse, ad una continuità di comunicazione tra nonni e nipoti, con l'esortazione a entrambi a venirsi incontro. “Il futuro sarà nel dialogo tra i giovani e gli anziani” aveva spiegato il Papa sempre all'incontro con l'ANLA. E gli anziani diventano anche un mezzo prezioso attraverso cui trasmettere la fede. “Sono loro – ha detto il Papa lo scorso gennaio incontrando i partecipanti al primo Congresso internazionale di pastorale degli anziani - l’anello indispensabile per educare alla fede i piccoli e i giovani. Dobbiamo abituarci a includerli nei nostri orizzonti pastorali e a considerarli, in maniera non episodica, come una delle componenti vitali delle nostre comunità. Essi possono essere attori di una pastorale evangelizzatrice, testimoni privilegiati dell’amore fedele di Dio”.
E spesso gli unici pronti a lenire la solitudine delle lunghe giornate dei nonni costretti a rimanere chiusi in casa erano i volontari delle varie associazioni, come l’Auser che da sempre si occupa della terza età. “Quello che è successo in questi mesi è aberrante – spiega il presidente Auser Enzo Costa – ed è stato il frutto di una poca attenzione verso la terza età. Come Auser durante la quarantena ci siamo occupati quotidianamente di oltre quarantamila anziani che vivevano da soli e senza nessun aiuto. Oltre alla vicinanza psicologica, abbiamo portato loro gli aiuti concreti, come la spesa e le medicine, perché nessuno li ha presi in carico e questo è stato un grande errore”. Tante sono state le morti avvenute all’interno delle Case di riposo, dove spesso si sono sviluppati focolai di contagio tra gli ospiti. “La casa di riposo – continua Costa – non è la soluzione. Nessuno desidera vivere in un posto differente da casa propria, soprattutto se ancora autosufficiente. Questa grande tragedia che abbiamo vissuto, ci deve far riflettere e far ripartire con un nuovo modo di ragionare dove al centro ci sia la dignità della persona, qualunque età abbia”.
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