Ascensione del Signore

 

Papa: con l'Ascensione il Signore ci ricorda che la meta è il Cielo

"Con la sua Ascensione il Signore risorto attira il nostro sguardo al Cielo, per mostrarci che la meta del nostro cammino è il Padre". Così Francesco con un tweet ci ricorda il significato della solennità comune a tutte le Chiese cristiane, che si celebra il quarantesimo giorno dopo la Pasqua di Resurrezione e conclude la presenza del “Cristo storico”
 
 
“Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo»”. (At 1, 9-11)
 
Il giovedì della sesta settimana di Pasqua si celebra in Vaticano e in alcuni Paesi del mondo, la solennità dell’Ascensione, che in Italia e in altre nazioni, il calendario sposta alla domenica successiva. Siamo nel tempo della Pasqua, cioè della gioia, della liberazione dalla morte e dal peccato grazie alla Resurrezione, nel tempo della promessa di salvezza. Gesù, quindi, torna per congedarsi dagli apostoli che ora sono pronti al distacco, come figli cresciuti. La separazione, però, è solo apparente perché il Signore, invisibile, continua ad operare nella Chiesa, ed è temporanea, perché Egli un giorno tornerà.
 
Tornando al Padre, Gesù chiude un cerchio, che ha attraversato la sua esistenza umana per tornare nei cieli, pur rimanendo vivo e presente nella Chiesa. Ma è proprio grazie al momento dell’Ascensione che questa dicotomia tra cieli e terra viene superata: Gesù se ne va, ma soltanto precede, come un fratello, come un re e come il Figlio prediletto, tutti gli uomini, in paradiso, lì dove è Dio. Come un uomo, Gesù era sceso agli inferi per salvare Adamo e così, con l’Ascensione, ribadisce una volta in più che è il cielo il destino a cui l’uomo deve aspirare, la santità, riassumendo il senso del mistero dell’Incarnazione e il fine ultimo della salvezza. La glorificazione della natura umana, incarnata dal Verbo in tutta la sua povertà e da Lui, poi, sollevata fino al cielo, è ancora meglio spiegata in diverse preghiere appartenenti alla tradizione bizantina in cui si supera la disputa, appunto, tra cielo e terra.
 
Ci sono molti punti, all’interno dei Vangeli, in cui Gesù prefigura quanto avverrà nell’Ascensione, ad esempio durante l’Ultima Cena, in cui annuncia “vado dal Padre”. E il posto alla destra del Padre è, appunto, il posto d’onore, quello del Figlio prediletto che per amore si è fatto carne, è morto e risorto e così ha salvato l’umanità. Quel posto è suo da sempre, perché Gesù prima di essere uomo è Figlio del Padre e presso di Lui ha stabile gloria. Gesù, quindi, ascende al cielo per dare inizio al regno che non ha fine, ma anche per preparare il nostro posto in cielo. Se Gesù non tornasse al Padre nei cieli, per l’uomo non ci sarebbero redenzione né salvezza: solo così, infatti, Egli in qualche modo completa la Sua Resurrezione inviando, poi, nel mondo il Consolatore.
 
 
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