Il Papa ai cattolici bulgari: la Chiesa è una casa con le porte aperte
Il Pontefice ha invitato la comunità cattolica a "essere una Chiesa-famiglia-comunità che accoglie, ascolta, accompagna, si preoccupa degli altri rivelando il suo vero volto, che è volto di madre"
"Impariamo ad essere una Chiesa-famiglia-comunità che accoglie, ascolta, accompagna, si preoccupa degli altri rivelando il suo vero volto, che è volto di madre. La Chiesa è madre. Chiesa-madre che vive e fa suoi i problemi dei figli, non offrendo risposte confezionate, una madre non dà risposte preconfezionate. Questa Chiesa cerca insieme strade di vita, di riconciliazione; cercando di rendere presente il Regno di Dio. Chiesa-famiglia-comunità che prende in mano i nodi della vita, che spesso sono grossi gomitoli, e prima di districarli li fa suoi, li accoglie tra le mani e li ama. Così fa una mamma, così è la nostra madre-Chiesa".
È la raccomandazione rivolta da papa Francesco durante l'incontro con la piccola ma entusiasta rappresentanza della comunità cattolica bulgara nella chiesa di san Michele Arcangelo di Rakovsky. "Una famiglia tra le famiglie, questa è la Chiesa, aperta a testimoniare - ha detto - al mondo odierno la fede, la speranza e l'amore verso il Signore e verso coloro che Egli ama con predilezione. Una casa con le porte aperte. La Chiesa è una casa con le porte aperte. Perché è madre".
L'incontro è iniziato nel segno di san Giovanni XXIII ma anche delle Giornate mondiali della Gioventù: sulle note de “L’Emmanuel”, l’inno della Gmg di Roma del 2000, Francesco ha salutato una famiglia, benedetto e baciato la reliquia e il bassorilievo raffigurante papa Roncalli che qui è stato per nove anni, tra il 1925 e il 1934, visitatore e delegato apostolico a Sofia. Poi Francesco ha raggiunto la zona dell’altare, e si è seduto in mezzo a una quindicina di giovani. Ha ascoltato il saluto del vescovo di Sofia e Plovdiv, monsignor Gheorghi Iovcev, che è nato proprio in questa parrocchia e oggi festeggia il suo onomastico (le Chiese orientali festeggiano infatti oggi san Giorgio).
"Essere una casa dalle porte aperte, sulle orme di Cirillo e Metodio - ha proseguito il Papa ricordando i santi evangelizzatori dei popoli slavi, ora compatroni d'Europa -, oggi richiede anche di saper essere audaci e creativi per domandarsi come si possa tradurre in modo concreto e comprensibile alle giovani generazioni l'amore che Dio ha per noi".